Vittorio Emanuele II di Savoia fu il re che riuscì ad unificare l'Italia. L'unità fu raggiunta il 17 marzo 1861, con la proclamazione a Torino, allora capitale del regno e che rimase tale fino al 1865, del Regno d'Italia. Come saprete l'unificazione si realizzò dopo secoli in cui la penisola fu divisa in una moltitudine di stati di modeste dimensioni. I moti risorgimentali, già presenti con suo padre, nonchè predecessore Carlo Alberto, si fecero sempre più forti, coinvolgendo sempre più regni e città della penisola italica. L'unificazione completa dell'Italia si compirà però, soltanto il 20 settembre 1870, con la presa di Roma, in seguito alla celebre breccia di Porta Pia ad opera dei bersaglieri. D'altronde sarà lo stesso Cavour, prima Presidente del Consiglio del Regno di Sardegna e poi d'Italia, a sostenere che la nostra Nazione per esistere, avrebbe avuto bisogno di Roma, in quanto capitale naturale. Tuttavia, il processo che portò all'unità, fu un lungo e movimentato periodo, conosciuto come #Risorgimento, in cui si combatterono numerose guerre, si strinsero alleanze e si siglarono trattati di pace che coinvolsero in particolare Francia e Austria. Ad ogni modo, non parleremo dell'unità d'Italia, ma del re che contribuì a raggiungerla, insieme ovviamente a molti altri protagonisti, tra cui il popolo, ossia Vittorio Emanuele II, il re gentiluomo, proprio nel giorno dell'anniversario della sua morte.
Vittorio Emanuele nacque nel 1820 a Palazzo Carignano, nel comune di Torino. Tuttavia, esista una leggenda secondo cui Carlo Alberto, durante l’esilio a Firenze, inseguito alla sua partecipazione ai moti rivoluzionari del 1820, avrebbe rimpiazzato il figlio naturale dopo che un incendio lo uccise. Tuttavia, a smentire tale evento ci sarebbe la logica, dal momento che Carlo Alberto e la moglie erano ancora giovani e con elevate possibilità di avere altri figli maschi e perciò non avrebbe avuto senso rischiare di creare un simile scandalo che avrebbe potuto avere serie conseguenze per la loro casata.
Detto ciò, Vittorio Emanuele II è per prima cosa un simbolo della nostra Nazione, poichè la portò all’unificazione, combattendo in prima persona cinque importanti battaglie. Nonostante le sue imprese e il suo titolo, Vittorio Emanuele fu un re amato anche per la sua "semplicità". Infatti, non eccelleva negli studi, a cui preferiva l'addestramento militare e sebbene avesse ricevuto la classica educazione sabauda, rigida e formalistica, fu sempre gioviale, schietto e amante della buona compagnia, seppur riuscisse a conservare sempre la sua regalità. A riprova di quanto detto i suoi ambienti preferiti non erano la corte e i salotti aristocratici, ma le mense degli ufficiali, i gruppi di appassionati di montagna, nonchè le brigate di cacciatori dal momento che la caccia fu sempre la sua grande passione. Infatti, spesso si recava al Castello di Sarre dimora fra le alte vette della Valle D'Aosta, dimora che usava come punto di partenza per le battute di caccia. A tal proposito, è doveroso aggiungere che proprio per l'amore delle montagne e della caccia che il re istituì la Riserva Reale di Caccia del Gran Paradiso, proprio per proteggere l'animale che oggi ne è il simbolo: lo stambecco. Nella riserva valeva il divieto di caccia per chiunque, ovviamente ad eccezione del re. Infatti, nei primi decenni dell'Ottocento lo stambecco era quasi estinto, ma proprio grazie a tale atto, l'animale è oggi ritornato a popolare le Alpi Occidentali.
È per quanto appena scritto che Vittorio Emanuele fu un re molto amato, come dimostra il sincero cordoglio che sconvolse il suo popolo alla notizia della sua morte, avvenuta il 9 gennaio del 1978, in seguito ad una notte di fine dicembre trascorsa all'addiaccio, nell'umidità del lago presso la sua tenuta romana. Quando gli comunicarono che stava per arrivare la sua fine, il sovrano si comportò con una dignità commuovente. Volle morire come il re che era e fece sfilare davanti al letto in cui era coricato, salutandoli uno per uno con un cenno del capo, tutti i cortigiani che lo servirono negli anni. Così morì Vittorio Emanuele II, il cui regno durò dal 1849 al 1878, prima come re di Sardegna e poi come re d'Italia. Un uomo e un sovrano troppo poco celebrato, in quanto fautore insieme ai vari Mazzini, Cavour e Garibaldi dell'Italia, paternità inevitabilmente riconosciuta anche sulla sua tomba al Pantheon a Roma, in cui è incisa la frase "Il Padre della Patria".
Fonte principale e di cui consiglio la lettura: Gianni Oliva; I Savoia Novecento anni di una dinastia; Mondadori Libri S.p.a; Milano;2017.