La storia di Mondovì cambiò radicalmente il 20 giugno 1347, quando il Consiglio cittadino nominò tre sindaci per giurare fedeltà al conte di Savoia e al principe d'Acaia, dal momento che gli Angiò non vengono più percepiti dagli abitanti del monte come un potere in grado di difenderli.
Tuttavia, il passaggio alla casata proveniente da oltralpe, darà il via nel corso dei decenni che seguiranno, ad una serie di intrighi, assedi e capitolazioni della città del Monteregale.
Insomma, una parentesi della storia monregalese che non ha niente da invidiare alla pluripremiata serie Game of Thrones .Proprio lunedì 17 giugno è uscita la seconda stagione del prequel di Game of Thrones, House of the Dragon.
In ogni caso, per chi non conoscesse la serie, la storia è tratta dall'omonima e celebre saga di libri scritti da George R. R. Martin che trattano gli eventi che scossero il contenente immaginario di Westeros dopo la caduta della dinastia regnate dei Targaryen. Nel racconto emerge come le altre dinastie più ricche e potenti del continente cerchino di prendere il posto dei Targaryen attraverso intrighi, cospirazione, guerre, assedi e tradimenti. Esattamente ciò che accadde nella Mondovì del Quattordicesimo e Quindicesimo secolo.
Infatti, dopo appena cinque mesi dagli accordi stretti fra il libero comune e i Savoia, con cui i monregalesi salvaguardavano antichi diritti e privilegi, il signore di Milano Luchino Visconti sottomise Mondovì e di cui rimarrà il dominatore fino al gennaio del 1356. Gli succederà il marchese di Monferrato, per poi tornare sotto il dominio Angioino. Il secondo ritorno dei Visconti, risalente al 1365, lega il comune all'Inghilterra, dal momento che Violante Visconti porta in dote la città al marito Lionello Plantageneto, figlio di re Edoardo III. Tuttavia, a seguito di un colpo di scena degno della pena di George Martin, il principe inglese muore durante il banchetto di nozze tenutosi ad Alba. Le cronache del tempo sostengono sia stato avvelenato e perciò, gli inglesi si rifiutarono di restituire la dote e Mondovì entrò a far parte dei possedimenti della monarchia di oltre manica.
Nel 1369 Edoardo III vendette Mondovì al marchese di Monferrato. Nonostante un ulteriore tentativo, nuovamente fallito, di conquistare Mondovì e Villanova da parte dei Visconti.
Dopodichè Mondovì trova una certa stabilita sotto la protezione dei monferrini.
Tuttavia, in città, titolo ottenuto nel 1388 con l'istituzione della Diocesi, è rimasta piuttosto forte la fazione filo-Savoia e non appena il principe Amedeo, in guerra contro Teodoro II, si accampò nei pressi dei bastione di Mondovì, una nutrita delegazione monregalese gli andò incontro e si sottomise.
Il 12 luglio del 1396 il principe Amedeo entrò in Mondovì fra due ali di folla infesta che lo “scortarono” dal suo accampamento fino alle porte della città. Il corteo fu accompagnato dai colpi delle campane e da strumenti musicale di vario tipo. Il giorno seguente giurò in comune. Mondovì ritornò ai Savoia. Tuttavia, è proprio quando sembra tutto tranquillo che arriva un nuovo stravolgimento.
Infatti, la fazione avversa, quella legata al marchesato del Monferrato, iniziò ad escogitare una congiura. Cercarono di convincere Teodoro II ad entrare in Mondovì, ma il piano si rivelò disastroso e fallì. In quarantaquattro vennero inquisiti e poi condannati a morte, ma in molti riuscirono a fuggire.
Secondo una cronaca anonima, nel settembre del 1396 i soldati del Monferrato riuscirono ad entrare nel quartiere di Carassone, saccheggiandolo e bruciando numerose abitazioni.
Un nuovo tentativo di conquista fu messo in atto nel marzo del 1397. In tale occasione il marchese entrò nel rione del Borgato, ma dopo un aspro combattimento alla porta di Breo fu costretto a ritirarsi.
A niente servì il tentativo di porre fine alla guerra messo in atto dal duca di Milano. La guerra per Mondovì infuriava.
Nel1399 l'assedio della città si protrasse per nove giorni e nuovi saccheggi e distruzione si abbatterono fuori porta di Vasco. Nel 1400 caddero Sant'Albano e Trinità. La bastita di Vico venne distrutta e il 13 novembre del 1400 anche Bastia capitola. Il cerchio si stringe attorno alla ridente Mondovì, scriverà Carducci. Nella notte del 21 maggio del 1401 i monferrini entrarono in città di notte, ma furono ricacciati indietro dai cittadini.
Mondovì non cadde.
L'ultimo tentativo della fazione monferrina di riportare il Monteregale sotto Teodoro II, si avrà a seguito della morte del principe Amedeo. Infatti, alla morte di quest'ultimo venne organizzata una congiura ai danni del successore di questi, Ludovico. Il piano non si concretizzò e per tale gesto fu giustiziato Antonio dei signori di Bastia. Dopo la sua decapitazione il suo corpo fu fatto trascinare da un cavallo e sospeso sulla forca, mentre il capo fu inchiodato alla porta d'ingresso di Bastia, come monito a chi, in futuro, avrebbe ancora voluto ribellarsi alla casata rosso crociata. Con tale evento che richiama l'Iliade, termina una delle pagine più cruente e difficili, ma anche affascinanti ed intense, del libero e florido comune del Monteregale.