LE ACCETTE IN PIETRA VERDE, un elemento che collega il Neolitico al Novecento
La storia che stiamo per raccontare ha del fantastico e attraversa i secoli, facendoci scoprire le nostre origini e collegandoci ai nostri avi, vissuti in un lontano passato, in maniera diretta.
Le accette di “pietra verde” furono uno dei primi beni di “produzioni di massa” della storia, dal momento che venivano scambiati in tutto il continente europeo. A tal proposito è giusto sottolineare come già nel neolitico gli scambi commerciali e culturali erano estremamente diffusi all’interno del continente europeo, ma anche delle isole Britanniche. La maggior parte di queste accette provenivano dal Basso Piemonte, per la precisione dalla cave del Monviso in provincia di Cuneo. La prime accette “verdi” risalgono al neolitico e si differenziarono, rispetto a quelle precedenti, per la levigatura a cui erano sottoposte. Erano oggetti destinati agli uomini più in vista di un villaggio, quindi all’élite guerriera ed infatti rappresentavano l’alto status di chi le possedeva, essendo estremamente ricercate e resistenti. Tuttavia, specialmente quelle di grandi dimensioni, non venivano utilizzate nel lavoro o in guerra, poiché considerati a tutti gli effetti beni di lusso a scopo decorativo. In più, di solito, venivano usate per decorare i corredi funerari. Detto ciò, la storia delle accette verdi è affascinante perché, oltre a rimanere uno dei beni più ricercati per millenni, forse ancora agli inizi dell’età del bronzo, il loro mito arrivò fino al secolo scorso, ma su questo ritorneremo alla fine. Tuttavia, le accette in “pietra verde” avevano anche una certa rilevanza nella Roma antica. Infatti, il sacerdote del culto di Giove Feretrio, secondo la leggenda istituito da Romolo, sacrificava una scrofa per mezzo della Lapis Silex, molto probabilmente un’ascia litica della preistoria e per alcuni proprio un accetta di “pietra verde”. Tali asce erano venerate perché si pensava fossero la materializzazione di un fulmine. Infatti, se battute su una superficie solida, sprigionano scintille. Tale credenza sopravvisse fino al secolo scorso in Piemonte, dal momento che i contadini che trovavano queste pietre nei campi le consideravano degli amuleti, capaci di proteggere dai fulmini, in quanto generate dai fulmini stessi e perciò rinominate “pietre del tuono”. Personalmente, trovo incredibile che delle pietre create da uomini del neolitico abbiano avuto una tale influenza nel corso della storia, tanto da essere ritenute magiche, per la loro forma e le loro capacità, fino al secolo scorso e quindi fino all’epoca dei nostri nonni o bisnonni.
La storia delle “pietre verdi” dal neolitico al secolo scorso è tratta dal libro “Gli Antichi Popoli del Piemonte” di Sandro Caranzano, ed. del Capricorno 2021.