VICOFORTE
Nell'Italia Centro-Settentrionale del Basso Medioevo, più precisamente intorno al XI e al XII secolo, i borghi e le città incominciarono a cercare una sempre maggior indipendenza dalle interferenze dei loro feudatari. Ciò avvenne in Italia, più che in altre regioni d'Europa, poichè le varie autorità governative erano deboli, in particolare proprio la massima carica temporale dell'epoca, ossia l'imperatore, il quale risiedeva stabilmente in Germania, seppur alcuni oltrepassarono le Alpi per farsi incoronare, prima con la corona ferrea, ossia la corona dei re d'Italia e degli italici, per poi dirigersi a Roma, dove il papa li avrebbe incoronati imperatori.
Dopo l'anno mille le città occidentali rincominciarono ad espandersi e a rinascere, anche attraverso nuove opere artistiche ed architettoniche. Ciò avvenne, dopo l'instabilità e il drastico calo demografico dovuto alla caduta dell'Impero, tant'è che in Europa le città maggiormente popolate si aggiravano fra i 5000 e i 6000 abitanti. Faceva eccezione Roma che si mantenne fra i 20000 d i 30000 abitanti. Altre città che erano ritenute di modeste dimensioni erano quelle che gravitavano nell'orbita di Bisanzio, come Venezia, Bari, Salerno e Amalfi. Come avrete notato, queste città erano porti importanti e ciò permetteva loro di commerciare com tutto il Mediterraneo e non solo, rendendole ricche e molto fiorenti. D'altronde i porti erano quasi gli unici luoghi deve circolava moneta e il baratto era secondario nell'Alto Medioevo. La Palermo araba contava una popolazione di circa 200000 abitanti.
Nei Borghi di ridotte dimensioni, come Vicoforte, oggi confinante con la città di Mondovì, la vita era prettamente rurale e quindi di sussistenza, ciò che si produceva si mangiava o si usava, il surplus da vendere era quasi nullo, anche per via delle consuetudini che volevano che parte del raccolto venisse erogato al feudatario.
Vicoforte, sebbene fosse già abitato nel periodo romano, era un semplice villaggio: le case erano quasi sempre in legno e a due piani al massimo. Presumibilmente si ergevano disordinatamente su vicoletti o spiazzi in terra battuta. Il bestiame veniva tenuto nei cortili delle abitazione, anche se non sarebbe stato difficile notare animali che girovagavano in quest'ultime. Tuttavia, è probabile che esistesse una sorta di piazza, dove poteva svolgersi il mercato cittadino, magari intono alla chiesa della borgata. Vicoforte era sotto l'autorità del Vescovo di Asti, ma a differenza di altre comunità, i vicesi, avevano deciso di essere fedeli al Vescovo e non vollero mai cercare problemi con la sua figura. Tale attitudine, li fece ottenere numerosi vantaggi, come la nomina dei consoli, seppur solo formalmente spettasse al prelato. Disponevano di un consiglio, senza il cui consenso il Vescovo non poteva colpire una persona o le sue sostanze. Inoltre, sempre il Vescovo non poteva cambiare gli oneri contributivi senza il benestare del consiglio. Infine, il Vescovo aveva il dovere di difendere Vicoforte e di giudicare a riguardo dei crimini di maggior rilevanza, come omicidi, furti, tradimento ed adulterio. Dal canto loro, i vicesi avevano però l'obbligo di garantire ristoro ed alloggio al loro signore, ai suoi soldati e collaboratori, oltre a prestargli l'ovvio omaggio di fedeltà. Aveva anche il diritto di censo e di decima su alcuni possedimenti e foreste. Infine, i vicesi potevano disporre dei propri beni e riceverli in eredità e fino ad un certo grado erano esenti da tasse di successione.