Atene è considerata come la patria della democrazia, della libertà e della cultura, mentre Sparta una polis dedita soltanto alla guerra e con usi e costumi rudi, tanto che oggi l'aggettivo spartano indica severità, rigidità ed austerità. Tuttavia, sembrerebbe che l'alta società spartana, amasse vivere nel lusso, ascoltando musicisti e poeti tra i migliori della Grecia, sebbene non possa vantare i filosofi o in generale gli artisti che ebbe Atene. Inoltre, ad Atene, specialmente al tempo di Pericle, grande politico e militare vissuto nel V secolo a.C., non si può parlare di democrazia, intendendola con il significato attuale, dal momento che era presente un'oligarchia de facto, come d'altronde nella maggior parte delle poleis del tempo, inclusa Sparta, in cui una cerchia ristretta di uomini prendeva le decisioni più importanti della città. Tanto che lo storico Tucidide ritenne che il governo retto da Pericle fosse "una democrazia solo a parole, ma di fatto una forma di principato". Al contrario, a Sparta, sebbene fosse retta da una duarchia, ovvero vi comandavano due re che avevano anche il compito di guidare l'esercito in battaglia, ma mai insieme, così da evitare di lasciare il vuoto al potere, la situazione era molto diversa da ciò che potremmo immaginare. Infatti, a partire dal leggendario legislatore Licurgo, vissuto seconda la tradizione nel IX secolo a.C., vennero introdotti una serie di organi di potere che estendevano il diritto di rappresentanza e bilanciavano i poteri cittadini. Infatti, gli uomini liberi iniziarono ad eleggere una sorta di consiglio degli anziani, la Gherusia, formato da ventotto membri e con potere legislativo e giudiziario. In ogni caso, fu sempre l'assemblea degli uomini liberi di Sparta a decidere se approvare o respingere una proposta della Gherusia. Successivamente, venne introdotto un consiglio di cinque magistrati, a cui spettava il potere esecutivo.
Detto ciò, è interessante affrontare il tema relativo alle condizioni delle donne lacedemoni. A Sparta le donne disponevano di una maggior considerazione rispetto a quelle ateniesi. Infatti, oltre ad imparare a leggere e a scrivere, cosa che ad Atene non succedeva, avevano il compito di educare i figli nella mente e nel corpo. Inoltre, Partecipavano ai giochi ginnici, gareggiando sin da piccole con i maschi e si sposavano fra i diciassette e i vent’anni, a differenza delle ateniesi che si sposavano fra i tredici e quattordici, sebbene in entrambi i casi non potessero scegliere il marito. Sempre nell'ambito coniugale, le donne spartane avevano la possibilità di riprodursi anche con altri uomini e quindi non solo con il consorte, specialmente quando l'età di questo era avanzata, dal momento che le fedeltà a Sparta, era ritenuta ben più importante di quella riservata al marito. Infine, mentre ad Atene le donne erano confinate nel gineceo, a Sparta gestivano la casa e anche al di fuori delle mura domestiche, partecipavano attivamente alla vita pubblica, religiosa e ludica. A riprova della loro importanza non secondaria, non possiamo non parlare della regina Gorgo, moglie del re Leonida, colui che guidò i trecento spartani nella celebre battaglia delle Termopili. La regina venne citata dallo stesso Erodoto e descritta come donna saggia e dal grande acume politico. Sempre secondo Erodoto, fu proprio grazie ad un'intuizione di Gorgo se la Grecia potè prepararsi ad affrontare l'invasione di Serse, in quanto ebbe la trovata di togliere la cera da una tavoletta di legno che sembrava ancora nuova e pronta ad essere scritta, ma sul cui fondo era contenuto un messaggio che avvertiva di un imminente attacco persiano. La tavoletta fu inviata da Demerato, un tempo re di Sparta, ma poi esiliato in Persia che venuto a sapere del piano di Serse, ideò uno stratagemma, una sorta di primo messaggio criptato, per avvertire, senza il rischio di essere scoperto, i suoi concittadini.
Fonti: Focus Storia n° 170; Simon Singh, Codici e segreti, Milano, ed. BUR Rizzoli, 2018.