Mondovì è una città del Basso Piemonte situata tra le Alpi Marittime, la Pianura Padana e le colline della Langhe. Venne fondata nel 1198, lo stesso anno di Cuneo e non è una coincidenza, in seguito a varie vicende che coinvolsero probabilmente il Vescovo di Asti, il signore feudale del luogo. Le terre in questione, prima di appartenere al vescovo d'Asti, rientravano nei possedimenti dell'estesa, sebbene scarsamente popolata, contea carolingia di Bredolo, il cui omonimo centro ne era la capitale e che sorgeva nei pressi dell’attuale Pieve di Santa Maria che risale all’VIII secolo. Nei pressi doveva sorgere anche un castello, andato distrutto nel corso dei secoli ed in cui risiedeva il conte. La storia di Bredolo è una storia millenaria che risale all’epoca ligure, quando il villaggio era chiamato Brigodorum. Successivamente il territorio venne conquistato dai Romani e dopo la caduta dell’impero fu soggetta alle incursioni barbare. Divenne, durante la dominazione bizantina, uno degli avamposti, insieme a Morozzo e Monforte, contro l’avanzata longobarda. Proprio la distruzione dell'antica Bredolo, unita ad una situazione di grandi cambiamenti ed instabilità politica non solo regionale, ma quantomeno riscontrabile in tutto il Centro e Nord Italia, portò alla nascita delle città di Cuneo e Mondovì. La città di Mondovì venne edificata dai transfughi di Bredolo e di altri centri limitrofi, su un monte detto Monte di Vico, a cui diedero l'appellativo di Monte regale, in latino Mons Regalis, per simboleggiare l'indipendenza dai domini feudali di questo nuovo libero comune. Ancora oggi i suoi cittadini vengono chiamati monregalesi, proprio in virtù dell’antico nome del centro abitato. Il futuro libero comune era abitato, inizialmente, dalle genti delle comunità di Vico, ossia Vicoforte, Valle, in cui rientrano tutti gli antichi borghi della valle dell’Ellero ed infine Carassone antico, da non confondere con il rione attuale, oltre a coloro che abitavano l'antica capitale di Bredolo. I Bredolesi si stanziarono ai piedi del Mons, almeno fin dal 1208, dal momento che un documento di quell’anno testimonierebbe il fatto che i Bredolesi cercassero un appezzamento a metà del Monte, forse nei pressi della cascina Nova e quindi anche se il loro spostamento non avvenne simultaneamente alla nascita del nuovo comune, fu ad esso di poco successivo. Intorno al XV secolo, ad un notevole calo demografico dell'antica Bredolo fece riscontro un incremento demografico del rione di Breo, così denominato in quanto abitato in gran parte dagli emigrati dell'antica curtis. Risale a quel periodo storico l'attuale nome del borgo al tempo quasi spopolato, ossia Breolungi che sta a significare proprio "lontano da Breo".
Tra vicende alterne, che la videro conquistatrice, ma anche conquistata e a volte distrutta, Mondovì continuò a crescere d'importanza, diventando diocesi nel1388 e successivamente, tra il XV e il XVI, una città fiorente nonché, la più popolosa del Piemonte. Tant'è che nel 1472 venne stampato il primo libro della regione e nel 1560 Emanuele Filiberto vi istituì l'Università piemontese, seppur per soli sei anni, quando poi ritornò a Torino. Tra il 1680 e il 1699 la città e le sue vallate insorsero per tre volte contro i duchi sabaudi, che nel tentativo di forgiare un forte stato centralista e assoluto, come succedeva nel resto d'Europa, decisero di revocare gli antichi statuti cittadini, sebbene fossero stati riconosciuti nell'atto in cui il comune si "donava" ai Savoia, in quanto la città non fu vinta dall'esercito sabaudo. Dalle insurrezioni scaturì una sanguinosa guerriglia che facilitata dai luoghi montuosi e collinari, si protrasse per lunghi anni e venne fermata con molta fatica e numerose perdite da entrambi i lati. Una volta sconfitti, i ribelli e le loro famiglie furono deportati nel vercellese. L’evento più significativo per la Mondovì del XVIII secolo, avvenuto per la precisione il 21 aprile del1796, fu la battaglia di Mondovì o del Bricchetto, dal nome di un colle vicino a dove si tenne lo scontro. La battaglia vide fronteggiarsi l’esercito francese, comandato dallo stesso Napoleone e l’esercito austro-piemontese e viene ricordato specialmente per il fatto che la cavalleria napoleonica subì una delle sue pochissime sconfitte. Tuttavia, lo scontro servì solo per consentire all’esercito di ripiegare in città, dove vi era una cittadella, oltre ad una posizione sopraelevata e mura difensive che avrebbero facilitato una difesa. Nondimeno, una volta che le truppe napoleoniche iniziarono il bombardamento della città, ci fu la resa. In seguito alla resa della città, avvenne un fatto curioso, almeno stando al Michelotti: il governatore cittadino andò in contro al generale Bonaparte e gli parlò in francese, ma questi gli rispose di parlargli in italiano visto che lui era italiano. Nondimeno, le truppe napoleoniche si macchiarono di numerosi crimini, violenze e saccheggi, specialmente nella parte bassa della città. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, come molte altre zone del cuneese e del Piemonte, fu soggetta ad una massiccia emigrazione verso le Americhe, in particolare verso l’Argentina, dal momento che in una società quasi totalmente impiegata nell’agricoltura, la terra era povera, impervia e per di più insufficiente in rapporto alla popolazione.
Fonti: Amedeo Michelotti, Storia di Mondovì, ristampa anastatica a cura del Rotary club di Mondovì; Società per gli studi storici, archeologici e artistici della provincia di Cuneo, Storia di Mondovì e del Monregalese le origini e il Duecento, a cura di Rinaldo Comba, Giuseppe Griseri, Giorgio M.Lombardi; Brigodorum oggi Breolungi, di Gino Mondino, edito a cura della Comunità Parrocchiale di Breolungi.