Le prime notizie sul castello di Montaldo di Mondovì risalgono al 1216, mentre le informazioni sui signori del luogo, probabilmente un ceppo dei Cordero di Montezemolo, sono databile al 1212. Tuttavia, alcune informazioni indirette relative al castrum e al borgo sono antecedenti a quelle sopra citate e risalgono agli ultimi anni del XII secolo. Il castello venne edificato su quel che restava dell'antico villaggio ligure, antecedente alla conquista romana. Nella zona, dopo la conquista romana avvenuta nella prima metà del II secolo a.C., stando a Tito Livio, il villaggio dei Liguri Bagienni venne raso al suolo e gli abitanti costretti a trasferirsi in pianura, magari nella città di Pollentia. In ogni caso è probabile che successivamente i #Romani riabitarono l'altura. A tal proposito sono state ritrovate nella frazione di Roà Marenca un certo numero di oggetti e due lapidi romane e ciò confermerebbe la tesi. Il castello del XIII secolo sorgeva su un'area di circa 1000 mq ed era dotato di spesse mura merlate, una torre quadrangolare di avvistamento e un corpo centrale. Al piano terreno era ospitata la guarnigione armata, mentre quelli superiori erano abitati dalla famiglia signorile. La cucina era esterna, come prassi in quel periodo storico, per evitare incendi e cattivi odori all'interno del palazzo principale. Era inoltre presente un ampio spazio, separato da una cinta muraria interna in cui probabilmente erano tenuti gli animali. Tra il XIV e il XVI secolo il castello venne ristrutturato e cambiò aspetto. La torre diviene a pianta cilindrica, adeguandosi alle nuove tecniche di difesa osservate dagli europei durante le crociate, dal momento che una torre cilindrica offre i migliori vantaggi militari, mentre la cucina torna all'interno del corpo principale e le strutture in legno diminuiscono. Successivamente, il castello venne infeudato da diverse famiglie, fra cui si ricordano l'antica famiglia monregalese dei Fauzone, i Perlasco ed ai Rangone-Collalto. Nel XVIII secolo circa, la struttura divenne residenza di diverse famiglie di agricoltori che sfruttarono la zona come un campo agricolo e riusarono le pietre degli antichi edifici e delle mura per nuove costruzioni. Il suo definitivo abbandono si avrà verso la fine del XIX secolo, cadendo così in rovina. Nell'area sono stati rinvenuti numerosi reperti, ma il più interessante è un pezzo del gioco degli scacchi, per la precisione una torre in osso, decorata ad occhielli e databile tra il XIII ed il XIV secolo.
I Liguri sulla Rocca, testi di Filippo M. Gambari;Egle Michelotto; Marica Venturino Gambari; sintesi di Michela Torcellanvallone.