Gli animali nel Medioevo, fra Processi e False Credenze

Miniature medievali di un unicorno e di un'orsa intenta nel resuscitare i figli nati morti

Il Medioevo è un’epoca affascinante, come del resto qualsiasi altra epoca storica. Tuttavia, se chiedessimo agli animali che vissero in quel periodo, probabilmente direbbero diversamente. Non solo per alcuni comportamenti che oggi riterremmo bizzarri, come scomunicare le anguille, ree di non aver ascoltato il vescovo che chiedeva loro di riprodursi di meno, oppure per le false credenze a loro attribuite, come nel caso dell’aquila o del falco, entrambi ritenuti in grado di ringiovanirsi volando verso il sole. Un altro esempio è la donnola, che già nell’antica Roma era considerata un animale domestico, più del gatto e utile per cacciare i topi, ma comunque avvolta da un alone di mistero, se si considera il fatto che si riteneva concepisse dalle orecchie e partorisse dalla bocca. L’orsa, invece, era in grado di resuscitare con il suo alito i piccoli nati morti. Gli animali nel Medioevo avevano una vita difficile, specialmente per il fatto che spesso venivano giustiziati per i crimini da loro commessi. Infatti, vi fu più di un caso in cui un animale, a partire dal XIII secolo, venne processato e ritenuto colpevole di un qualche crimine, solitamente con sentenza di condanna a morte per rogo o impiccagione. Per esempio, nel 1266 un giudice ordinò che una scrofa venisse messa al rogo, rea di aver divorato un bambino. Sempre i maiali furono protagonisti di una sentenza simile nel 1547, quando una scrofa con i suoi sei porcellini venne accusata di omicidio. I casi riguardanti i maiali furono molteplici, ma non i soli, dal momento che si ha testimonianza di casi di processi a grandi branchi di lupi, colpevoli della devastazione di un territorio, così come alle locuste. In quest’ultimo caso il popolo chiese alla chiesa di intervenire e la vicenda fu portata davanti al tribunale ecclesiastico. Da un lato vi erano i parrocchiani della località, in veste di querelanti e dall’altro lato, come imputati, gli insetti che devastarono il paese. Tuttavia, il crimine peggiore al tempo era il “comportamento contro le leggi di natura”. A tal proposito, è emblematico il caso di un gallo che nel 1476, a Basilea, venne processato per aver deposto un uovo e di conseguenza venne condannato al rogo, con l’accusa di essere il demonio. Tuttavia, quelli appena elencati non furono i casi giudiziari più bizzarri. Per esempio, il processo ad un orso che aveva devastato alcuni villaggi tedeschi nel 1499, venne differito di qualche settimana per un cavillo legale inventato dall’avvocato difensore, secondo cui l’animale aveva diritto ad essere giudicato “dai suoi pari”, ossia da una giuria composta da altri plantigradi. Oppure la sentenza pronunciata contro alcune talpe nel comune di Stelvio, in Nord Italia nel 1519. Le talpe erano accusate di danneggiare i raccolti, poiché i loro scavi impedivano agli ortaggi di germogliare. Venne imposto alle talpe “di giustificare la propria condotta, adducendo motivi di esigenza e di bisogno”. Siccome però gli animali non si presentarono in tribunale, vennero condannati all’esilio. Tuttavia i giudici, nella loro misericordia, promisero loro un salvacondotto e aggiunsero due settimane di tolleranza per le talpe che risultassero gravide e per quelle “ancora in infanzia”. “L’accanimento giudiziario” verso gli animali era in realtà giustificato dal fatto che in quei secoli non vi era la responsabilità per il padrone degli atti compiuti dagli animali di sua proprietà, nonché dal fatto che gli animali erano considerati morali e perfettibili, in quanto parte della comunità cristiana e quindi a tutti gli effetti “figli di Dio” e quindi responsabili delle loro azioni. In più, gli animali erano parte della vita quotidiana del tempo, poiché non stavano solo in fattorie lontane dalla città, infatti fino al XII secolo era del tutto normale e frequente che gli animali vivessero nei cortili delle città o dei castelli, oltre al fatto che era ritenuto normale che animali come maiali, pecore, capre e galline entrassero nelle abitazioni, d’altronde a quel tempo l’igiene era l’ultimo dei problemi. Era la normalità dell’epoca, niente di cui scandalizzarsi.
A parte gli esempi citati, i crimini per cui gli animali venivano più spesso puniti, erano soprattutto la lussuria, la stregoneria e l’amoralità. Alchè voi penserete come potessero degli animali essere accusati di lussuria, stregoneria o ferocia. Nel medioevo, come ci insegna bene Michel Pastoureau nel libro “Bestiari del Medioevo”, agli animali venivano attribuiti dei valori, dei vizi, dei pregi e dei difetti. Il maiale, tanto accusato in quei secoli, veniva considerato utile, ma anche ingordo, sporco, iracondo e lussurioso. Tuttavia, nel mondo cristiano, sembra strano a dirlo in base a quanto detto fino ad ora, godeva di più rispetto che in quello ebraico e islamico, dove l’animale non poteva mai essere apprezzato. Altri esempi riguardano l’orsa che era lussuriosa, la volpe e il serpente diabolici, il corvo oltre che diabolico sarebbe stato un ladro, un ingordo e come l’aquila orgoglioso, sebbene dai Celti e dai popoli Nordici fosse un uccello ammirato e temuto, tanto da essere considerato il messaggero di Odino. L’aquila, come detto in precedenza, era  orgogliosa, ma anche coraggiosa. Il cane invece era sporco, grossolano ed ingrato, sebbene altri lo definirono affettuoso, intelligente e coraggioso, mentre il gatto sarebbe misterioso e per questo temuto, specialmente il gatto nero, vera e propria incarnazione di Satana. Invece, la colomba è quasi sempre vista dagli autori dei bestiari medievali, come un uccello munito di ogni virtù, tra cui la purezza, la dolcezza, l’innocenza, la fedeltà, l'umiltà, nonché portatrice di pace e speranza. Tuttavia, come ci insegna lo stesso Pastoureau, sebbene questi comportamenti e idee provocano oggi più di qualche sorriso, guai a giudicare persone vissute in epoche diverse dalla nostra, dal momento che avevano una morale, una conoscenza e una visione diversa dalla nostra ed infatti in un prossimo futuro, quello che per noi è una verità, sarà vista dai nostri posteri con bizzarria, se non sdegno.

Se volete approfondire l’argomento su come erano visti gli animali nel Medioevo, vi consiglio caldamente il libro “Bestiari del Medioevo” di Michel Pastoureau.

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