Giulio Cesare voleva diventare Re?

Statua di Giulio Cesare

Giulio Cesare è uno dei generali più celebri della storia, nonché grande uomo politico della Roma antica. Nondimeno, fu colui che destabilizzò la repubblica romana e la sua morte, avvenuta in una congiura, portò ad una lunga guerra civile che alla fine vide suo figlio adottivo Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto diventare il primo imperatore di Roma. Detto ciò, oggi affronteremo un tema che interessa da sempre studiosi e semplici appassionati. Giulio Cesare voleva diventare l’ottavo re di Roma? Ovviamente non lo sapremo mai con certezza, ma è comunque utile e divertente affrontare la questione.

Cesare nacque nel 101 o nel 100 a.C. a Roma. I suoi genitori discendevano da due delle famiglie più influenti della città, ossia l’antica e patrizia gens Iulia da parte del padre e la gens plebea degli Aurelii da parte materna. Tali informazioni sono importanti perché Cesare, per affermarsi come uomo politico, farà spesso riferimento alla tradizione familiare, secondo cui tra i suoi antenati ci furono niente meno che re e dei. Infatti, si riteneva che la stirpe materna discendesse dal re Anco Marzio, mentre quella paterna, come tutti voi saprete, dalla dea Venere e di conseguenza anche da Romolo. In ogni caso, vantare origini reali era una pratica diffusa fra gli esponenti della classe senatoria romana e quindi non una novità. Cesare venne proclamato dittatore, carica prevista dall’ordinamento romano, nel febbraio del 46 a.C., ma i primi accostamenti alla dignità regia si verificarono solo a partire dal gennaio del 44 a.C. Il primo evento, raccontato da Nicola Damasceno, riguardò la comparsa di un diadema, uno dei simboli della regalità risalente all’età monarchica, su una delle statue di Cesare situate sui rostri. Il secondo, invece, avvenuto il 26 gennaio, riguardò la sua acclamazione al grido “rex” al suo rientro dalle Feriae Latinae sui Colli Albani. La sua risposta a tali acclamazioni fu “Non sono Re, sono Cesare”. Tuttavia, sola mente il 15 febbraio dello stesso anno l’accostamento di Cesare alla dignità regia fu palese. Il tutto si svolse durante i Lupercali, nella tribuna degli oratori, nel foro romano. Cesare era seduto su un trono d’oro, con una corono d’alloro sulla testa, vestiva una toga purpurea ricamata d’oro e calzava sandali alti e rossi secondo la tradizione dei re di Alba Longa, da cui sosteneva di discendere. Ad un certo punto della cerimonia gli si avvicinò Marco Antonio con in mano un diadema. Il diadema era composto da un nastro bianco, un simbolo della regalità in Oriente ed intrecciato ad una corona d’alloro. Con quel gesto Marco Antonio stava di fatto offrendo a Giulio Cesare di diventare re di Roma. Il popolo, prima in festa, si era ammutolito. Dopo qualche istante, in cui la tensione sarà stata palpabile, Cesare rifiutò il diadema. La folla applaudì convinta. Marco Antonio però ripropose la corona al suo generale, ma al secondo rifiuto, il popolo romano esultò nuovamente. Era chiaro che a Roma non poteva esserci di nuovo un monarca. Il dittatore, la cui carica era divenuta perpetua il giorno precedente, aggiunse: “Soltanto Giove è il re dei Romani!”. Nondimeno molti storici e uomini politici del passato, a volte anche contemporanei di Gaio Giulio Cesare, credono che il celebre generale, in tutte le occasioni precedentemente citate, abbia voluto saggiare l’opinione del popolo in merito ad una sua acclamazione a re. Altri invece ritengono che i senatori abbiano volutamente ricoperto di onori Cesare, in modo da farlo apparire odioso nei confronti dei più moderati, nonchè farlo inimicare al popolo, in cui Cesare trovava il suo consenso, oltre alle sue fedeli legioni. Tra l’altro fu lo stesso Cicerone, un tempo nemico del dittatore, a proporgli i primi titoli “proporzionati alla grandezza umana”. Lo stesso Cassio Dione scrisse ” Cesare può aver sbagliato accettando alcuni onori decretatigli e credendosi meritevole di essi, ma sbagliarono di più i senatori che, cominciando a onorarlo come se egli ne fosse degno, fecero ricadere su di lui la colpa dei loro decreti”. In merito alla scelta di Marco Antonio, alcuni credono volesse fortemente farsi adottare dal suo mentore e pensò di raggiungere il suo obiettivo, onorandolo del titolo di re. In ogni caso, non sapremo mai come andarono realmente le vicende, che sia stato tutto ordito dal genio del generale, o sia stato un piano dei cospiratori. Fatto sta che con Cesare terminò la repubblica romana, evento scaturito dal sempre crescente fenomeno dell’affermazione di un uomo sopra le antiche istituzioni. Tutto iniziò con Gaio Mario, per poi continuare con Silla, Pompeo e Cesare, per finire con Augusto che si fece proclamare imperatore.

Fonte: Storica National Geographic, luglio 2023.

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