Molto spesso, visitando castelli o musei, ci si può imbattere in dipinti di animali di varia natura, talvolta immortalati sui soffitti o sulle pareti di residenze nobiliari, altre in manoscritti medievali gelosamente custoditi dietro teche trasparenti. Tuttavia, non sempre riusciamo a comprendere a che specie possa appartenere il soggetto in questione, dal momento che gli illustratori medievali non si preoccupavano di disegnare in maniera accurata un animale, quanto a mettere in risalto le sue caratteristiche principali, siano esse reali o convenzionali. Le caratteristiche reali possono essere la criniera di un leone, la cresta del gallo o la gobba del dromedario, mentre i dettagli convenzionali possono essere il ferro di cavallo nel becco di uno struzzo o la pelliccia a pois colorati della pantera. Perciò, oggi, basandoci sul bellissimo libro “Bestiari del Medioevo” di Michel Pastoureau, cercheremo di farvi capire come individuare i vari animali nelle illustrazioni e nei dipinti del Medioevo. Tuttavia, molti animali risultano molto somiglianti, se non identici, ad altre specie, come il caso dello scoiattolo e della scimmia o a maggior ragione nel caso del cane, della volpe e del lupo. Per tale ragione, la consuetudine de tempo volle che lo scoiattolo fosse riconoscibile per le orecchie e per la nocciola nelle zampe, mentre nel secondo caso il cane è distinguibile dai suoi “cugini”, solitamente per la presenza del collare che distingue il cane dalla volpe e dal lupo. Per quest’ultimi due l’enigma su chi è chi, è risolvibile grazie al colore del pelo. Nel lupo è solitamente nero o grigio, mentre la volpa risulta essere bruna o rossa. E’ divertente, invece, sapere che l’elefante era distinguibile il più delle volte grazie alla proboscide e alle zanne, ma a volte solo per una torre sul dorso. Per spiegare meglio, il perché si realizzassero illustrazioni che a noi risulterebbero superficiali, bisogna immedesimarsi negli autori del tempo che avrebbero trovato inutile impiegare ore e ore, per la stesura di splendide immagini di uccelli, riccamente rifinite, quando sarebbero stati sufficienti, due dettagli ben precisi. Infatti, prendendo come esempio la gru e lo struzzo, la prima è sempre ritratta con un sasso in una zampa, mentre il secondo, come accennato in precedenza con un ferro di cavallo o un chiodo nel becco. Tuttavia, tali caratteristiche non vennero assunte senza una ragione. Infatti, sia Isidoro di Siviglia che Plinio il Vecchio scrivevano che lo stomaco dello struzzo era capace di digerire qualsiasi oggetto, inclusi quelli in ferro. La raffigurazione della gru si rifà alla credenza passata, secondo cui se dinotte, mentre montava la guardia, si fosse addormentata, il sasso che sarebbe caduto, l’avrebbe risvegliata. Lo stesso discorso vale per la colomba e il corvo: la prima sempre bianca, il secondo sempre nero. Tale contrapposizione assunse anche un valore fortemente religioso. La colomba simboleggiava purezza ed innocenza, contrapposta al corvo, uccello considerato maldetto. Proprioall’opposto di ciò che quest’animale rappresentava per alcuni popoli germanici o scandinavi. Come avrete capito dall’esamina fatta sin qui, la raffigurazione reale di un animale, non era dovuta ad una mancanza di conoscenza della fisonomia dello stesso o per incapacità realizzativa, ma di semplice opportunità. Infatti, anche il gatto, un mammifero che oggi come allora era molto diffuso in Occidente, sarebbe stato difficile distinguerlo in una miniatura da un leopardo o da un altro felino di piccola taglia, perciò veniva ritratto con un topo nelle vicinanze, mentre quest’ultimo, per distinguerlo da altri esseri di piccole dimensioni, da un pezzo di formaggio che teneva fra le zampe. Detto ciò, c’è un essere mitologico, anche se non era considerato tale nel Medioevo, proprio come l’unicorno, che influenzò molto l’epoca: Il drago. La particolarità del drago è che in ogni manoscritto veniva raffigurato differentemente: a volte con due zampe, altre con quattro, anche se solitamente era provvisto di ali, ma ciò non era una regola. Per quanto riguarda la testa c’era differenza fra i vari bestiari: una testa grande, piccola, singola, multipla… A volte sputava fiamme, altre no. E’ sicuramente da annotare il fatto che il coccodrillo non era altro che un tipo di drago, la cui lunga coda era il suo elemento distintivo, anche perché il resto era quasi a libera interpretazione dell’artista. Il coccodrillo poteva avere due o quattro zampe, avere le orecchie e i denti, come non averli e anche il colore cambiava non era univoco.
Come avrete capito, dopo il breve elenco di animali, nei bestiari medievali, importava più la loro rappresentazione iconografica, rispetto a quella zoologica. In ogni caso, lo stesso discorso vale per altre centinaia di mammiferi, uccelli, pesci, insetti e rettili e perciò se volete approfondire un argomento che io reputo interessantissimo e sotto certi versi anche spiritoso, il libro di Pastoureau è sicuramente imperdibile.
Fonte: Michel Pastoureau; Bestiiari del Medioevo; Giulio Einaudi editore; Torino; 2012.