Nell'antichità le civiltà che sorgevano sul bacino del Mediterraneo, erano estremamente bellicose. Infatti, la guerra era uno strumento usato per risolvere tensioni con altri popoli come all'interno della propria comunità, per espandere i confini dello "stato", ma anche per la gloria di re o generali e a volte per arricchirsi.
Tuttavia, già nell'epoca antica, i vari popoli si erano dotati di regole da rispettare sul quando era consentito dichiarare guerra ad un'altra civiltà, nonché di canali diplomatici con cui tessere alleanze alleanze future o scongiurare conflitti.
I Romani, per esempio, che nel corso della loro gloriosa storia si trovarono spesso in guerra contro altri popoli, per giustificare il loro espansionismo, pensarono al concetto di bellum iustum che non significa guerra moralmemte "giusta", ma dichiarata sencondo diritto, quindi giustificata. Se la guerra fosse stata dichiarata non secondo diritto, si sarebbe incappati nelle ire divine. Per essere considerata un bellum iustum, come scritto da Geraci e Marcone nel libro "Storia romana", Roma non avrebbe dovuto compiere per prima atti aggressivi, oltraggiosi o provocatori, oppure qualora non avesse avuto il tempo e le opportunità sufficenti per le necessarie azioni riparatorie. Infine, sarebbe stata giustificata a combattere se avesse ricevuto una formale dichiarazione di guerra.
Detto ciò, nel corso della sua millenaria storia i principi a cui attenersi alla guerra giusta mutarono o vennero create situazioni ad hoc in cui dichiarare guerra sarebbe stato giustificato, ossia in modo da essere conformi al diritto e quindi senza violarlo.